La figlia di un uomo ricco è tenuta prigioniera in un appartamento abbandonato da due ex detenuti che l’hanno rapita e la trattengono come riscatto in cambio dei soldi di suo padre.
Più di dieci anni fa usciva nel Regno Unito quello che sarebbe stato uno dei film più amati con Gemma Arterton, La scomparsa di Alice Creed scritto e diretto da J Blakeson che rivedremo, il prossimo mese, nelle stesse vesti per il film Netflix con Rosamund Pike e Dianne Wiest intitolato I Care a Lot.
Tre attori, due location, una sceneggiatura solida, regia serratissima. Un salto sulle montagne russe!
Inizia come una rom-com qualsiasi con due uomini che sembrano costruire la casa dei loro sogni con gli acquisti d’obbligo come il letto. Basta una carrellata in cui si vedono strumenti non usuali per una coppia di innamorati per capire che non è come sembra. Stacco su una ragazza che viene buttata nel furgone. Da qui inizia l’incubo di Alice Creed la cui unica colpa è avere alle spalle una famiglia ricca, come molto spesso accaduto nella storia (vi dice qualcosa Paul Getty?).
L’inizio è pesante nel vedere questa ragazza legata sul letto, completamente inerme, spaventata che viene maltrattata. Fortunatamente dopo poco inizia la sua reazione, lottando per la libertà in un continuo scambio di ruoli gatto e topo. La sceneggiatura è sicuramente è uno dei punti di forza di questo film. Vista l’azione ristretta e il cast poco numeroso si rischia di annoiare se non si hanno particolari guizzi e colpi di scena, ma non è questo il caso di La scomparsa di Alice Creed. Succede in continuazione qualcosa, ogni quarto d’ora c’è un plot twist che capovolge la situazione, come un match di tennis.
La regia ha ritmo, tiene incollato lo spettatore per tutta la durata con un ritmo serratissimo, tensione costante e crescente. Un film che non è mai statico anche se non cambia location, una storia perfetta per il palcoscenico teatrale.
Il trio attoriale è in stato di grazia, di livello ineccepibile. Gemma Arterton è molto intensa, eccellente nel dare fragilità, ma anche forza e determinazione alla ragazza del titolo, una performance non facile che viene gestita nel migliore modi senza dimenticare che l’attrice, all’epoca, aveva poco più di venti anni. Eccellente Martin Compston nei panni di Danny, un interprete che meriterebbe più spazio nel panorama cinematografico in ruoli principali, mentre Eddie Marsan è grandioso e non c’è ruolo che non possa affrontare in maniera convincente.
Un cast veramente da invidia che rende La scomparsa di Alice Creed un cult indimenticabile.
Sia chiaro, non è un capolavoro ma è un thriller di grande fattura fatto con pochi mezzi, ma grandiose idee. Perché quando c’è la sostanza, non ci sono budget enormi che tengano: i risultati si vedono. Questo film non si dimentica e si fa riguardare volentieri sorprendendo sempre come la prima volta. Chapeau.
E’ così ben riuscito che ne è stato fatto un remake tedesco nel 2019 dal titolo Kidnapping Stella, presente nel catalogo Netflix.