Come scritto precedentemente nella pagina facebook della pagina, lo scorso Venerdì ho visto “Saint Joan” alla Donmar Warehouse per poi incontrare Gemma Arterton a fine spettacolo, la terza volta dopo il 2014 con “Made in Dagenham – The musical” e il 2016 con “Nell Gwynn”.
LO SPETTACOLO
Cominciamo a parlare dello spettacolo, uno dei più potenti e belli che io abbia mai visto. Sicuramente non per tutti i palati, ma la direzione di Josie Rourke è a dir poco magnifica. Un tavolo che viene imbandito in base alla scena posizionato sopra un girevole che si muove praticamente sempre a diverse velocità, che spesso serve a far aumentare ancora di più il pathos.
Il resto viene fatto da bellissime proiezioni e una fantastica regia luci. L’incontro e scontro del classico contro il moderno funziona meravigliosamente. La protagonista è l’unica a essere vestita con abiti classici, ma cambia nell’avanzare della storia. Veramente interessante e geniale come allestimento con un’impeccabile lavoro sul testo asciugato di circa un’ora e mezza (il testo originale di Shaw dura sulle quattro ore).
Il cast è solido come pochi: Fisayo Akinade caratterizza perfettamente il Delfino, impeccabili Matt Burdock, Niall Buggy, Simon Holland Roberts fisicamente perfetti nel loro ruolo. Eccellente sia Elliot Levey che Rory Keenan senza dimenticare Syrus Lowe nel suo doppio ruolo caratterizzati in modo diverso sia con il corpo che con la voce. Emozionanti Richard Cant (specialmente nel finale) e la celebre star del West End Hadley Fraser nei panni di Dunois.
Gemma Arterton regala la sua migliore performance! Lei rappresenta ogni sfaccettatura della Giovanna D’Arco, da ragazza innocente a guerriera sporcata dalla guerra per arrivare a donna innocente ferita, torturata e sola. Un ruolo notoriamente difficilissimo che lei affronta e vive in maniera a dir poco magistrale. Parliamoci chiaro: questo spettacolo lo affronti solo se sei una grande attrice, altrimenti ci rimetti tutta la credibilità sudata negli anni. Gemma è stata definita la Helen Mirren della sua generazione e non possiamo non dare torto. Gli ultimi venti minuti raggiunge picchi di intensità sbalorditivi. Straziante!
Vi consiglio, quindi, di recuperare lo spettacolo che è in scena fino al 18 Febbraio. Per chi non potrà andare tranquilli che verrà proiettato nei cinema di tutto il Mondo il 16 Febbraio per il National Theatre Live. Vi terrò informati per eventuali proiezioni italiane.
L’INCONTRO
Sin dalla prima volta che sono andato a vedere Gemma le ho fatto arrivare un mazzo di fiori in camerino sempre come un in bocca al lupo prima dello spettacolo. Nel 2014 ci siamo fatti una foto e non avevamo parlato molto, l’anno scorso dopo “Nell Gwynn” mi aveva sorpreso che lei si ricordasse di me e che mi si fosse avvicinata ringraziandomi dei fiori senza che io avessi avuto modo di dire mezza parola (per poi parlare un po’). L’estate scorsa le ho fatto arrivare un meraviglioso artwork fatto per l’occasione da Nicola Roversi come in bocca al lupo per la produzione di “Saint Joan” e anche lì si ricordava perfettamente di me, ma l’incontro di Venerdì ha superato le mie aspettative!
Dopo appena cinque minuti dalla fine dello spettacolo vedo Gemma uscire dal teatro vicino a Fisayo Akinade, suo partner anche in “La ragazza che sapeva troppo” (The Girl with all the Gifts). Stringe una mano a sinistra, qualche altra a destra e appena uscita un suo fan le chiede un autografo. Lei gentilmente come suo solito risponde “sì, certo, ma…” (e qui arriva un GRANDE MA) “… prima devo salutare una persona!”.
Si avvicina, quindi, a me ancora commosso dallo spettacolo e mi dice in italiano “grazie dei fiori!”. In questo punto non riesco più a trattenere le lacrime e la abbraccio mentre lei mi ringrazia. Le spiego il perché sono in questo stato: “sai Gemma, io ho amato Giovanna D’Arco sin da quando ero bambino e ho trovato la tua performance veramente grande perché non la fai sembrare una pazza, ma tu la fai sembrare sempre..” Lei mi continua il concetto: “Sì, lucida!”. Continuo dicendo che penso sia questo uno dei lati più difficili del personaggio e lei si trova ancora d’accordo con me. Concludo dicendo che potrebbe far arrivare le persone a credere in Dio per quanto vive il personaggio.
Dopo questa prima parentesi le ho dato una collana che ho fatto fare a mia madre come regalo anticipato di compleanno. Molto nel suo stile e ha apprezzato moltissimo abbracciandomi di nuovo. Come ultima cosa ho tirato fuori la mia copia del blu-ray di “La ragazza che sapeva troppo” (The Girl with all the Gifts) e me l’ho fatto autografare dicendole di averlo adorato, di aver letto il libro in passato e di averla trovata una perfetta Justineau. Durante l’autografo ha iniziato a scherzare con i miei tre amici presenti con me che ironizzavano sul fatto di essere miei assistenti in questi momenti emozionanti (grazie Raffaella, Roberta e Leonardo!). Lei, contentissima che ho amato il film, mi abbraccia ancora e mi dice “grazie del supporto”. Capito? Grazie del supporto! La frase più bella che potevo ricevere dopo quasi quattro anni di Gemma Arterton Italia! Non sono un fan invadente, ma rispetto la sua privacy, il suo lavoro e le sue scelte: vuoi che la comprendo visto che siamo, anche se mi fa strano dirlo, colleghi.
Venerdì scorso si è rapportata con me come se fossimo amici di vecchia data: affettuosa, disponibile, sincera, umile come suo solito. Sono sempre più contento di supportare Gemma Arterton, enorme esempio di grande talento che convive con tanta umiltà. Posso dire sempre di più di conoscere la mia attrice preferita e che lei si ricorda benissimo di me. Questa volta ho condiviso anche i miei pensieri sulla sua performance con lei e abbiamo parlato un sacco dopo che mi ha trattato in modo ‘privilegiato’ (il fatto di aver dato la precedenza a me nei confronti dell’altra persona ad aspettare) senza che io le avessi chiesto niente. Cosa posso desiderare di più?
Chiudo, così, questo racconto di “Saint Joan” che condivido con tutti voi followers di Gemma Arterton Italia!