Una mente criminale pianifica di annientare milioni di persone e, appoggiato da un gruppo di personalità influenti, fanno innescare la Prima Guerra Mondiale. Sarà l’inglese Oxford a lottare contro il tempo per evitare il peggio, fondando la prima agenzia di intelligence indipendente del Regno Unito.
Dopo due anni di slittamento causa pandemia, è uscito il 5 Gennaio nelle nostre sale The King’s Man – L’inizio, terzo film del fortunato franchise che ha guadagnato coi primi due capitoli ben 825,2 milioni di dollari e primo lungometraggio prequel che sorprende già nelle prime scene per il cambio di rotta che può spiazzare.
Analizzando la filmografia del regista Matthew Vaughn, The King’s Man è più vicino come toni a X-Men – L’inizio che agli altri Kingsman.
Più serio e decisamente meno goliardico rispetto ai precedenti, questo cambio di rotta può lasciare di sasso lo spettatore. Il regista inglese, però, si diverte a unire la storia con il divertissement dello spionaggio. Chi sarà questo boss che gestisce così tanti cattivoni sparsi per il Mondo?
Se in X-Men – L’inizio trovavamo supereroi che si scontravano con la guerra fredda, qui viviamo di prima persona la Prima Guerra Mondiale con personaggi realmente esistiti presentati deliziosamente sopra le righe. La guerra è molto presente in The King’s Man – L’inizio ed è l’unico difetto che sporca questo bellissimo film: la spy story a un certo punto viene sovrastata troppo dalle trincee e allentano leggermente il ritmo.
E’ veramente deliziosa e di grande intrattenimento questa commistione di eventi realmente accaduti con fatti inventati.
Il film non annoia neanche un secondo e colpisce sicuramente per originalità e fattura: le scene d’azione sono orchestrate meravigliosamente, i personaggi sono tutti riusciti e non mancano picchi emozionanti e drammatici. Matthew Vaughn decide di alzare la posta e dimostra di essere un credibile autore anche sul fronte più serio.
Grandissimo pregio di The King’s Man – L’inizio è l’eccellente cast, dal ruolo più grande a quello più piccolo. Ralph Fiennes è perfetto nei panni di Oxford, meravigliosamente bilanciato tra divertimento e dramma. Djimon Hounsou è un’impeccabile spalla, ineccepibile controparte più fisica e meno british rispetto il protagonista. Rhys Ifans è un fantastico Rasputin che riesce a strappare risate senza rendere completamente ridicolo il personaggio. Da applausi Tom Hollander nel triplo ruolo di Re Giorgio, il Kaiser Wilhelm e lo Tsar Nicholas.
Gemma Arterton illumina lo schermo con la sua Polly, una donna anti convenzionale che risolve sempre le situazioni, di supporto ma non per questo messa in ombra. E’ piacevolmente spiritosa, senza filtri, sincera e ha gran parte delle battute più riuscite. Sicuramente uno dei personaggi più riusciti, speriamo che nel sequel abbia ancora più spazio e si vada più a fondo sulle sue origini visto che non ne sappiamo molto. Perfettamente disinvolta tra commedia, azione e dramma, la sua recitazione naturale e spontanea non fa risultare il suo personaggio fastidioso.
Bravo Harris Dickinson, chiudono il cast i sempre impeccabili Daniel Bruhl, Charles Dance, Matthew Goode e Stanley Tucci. Fa piacere ritrovare Aaron Taylor-Johnson in un film di Vaughn dopo Kick-Ass del 2010.
Con dei bellissimi costumi e una gustosa colonna sonora, The King’s Man è indubbiamente un bellissimo film, coi suoi tanti pregi, i suoi difetti e con un finale che emozionerà i grandi fan del franchise, facendo desiderare subito un sequel.