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Gemma Arterton Italia
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Giorni d’estate, meraviglioso balsamo per l’anima

by Gian 24 Agosto 2022

Durante la seconda guerra mondiale, una donna inglese scorbutica e solitaria apre il suo cuore a un evacuato dopo aver inizialmente deciso di sbarazzarsi di lui.

Esce finalmente il 25 Agosto nelle nostre sale ‘Giorni d’estate’ (Summerland), un film drammatico storico veramente prezioso. Al suo debutto come regista cinematografica, la pluripremiata autrice teatrale Jessica Swale fa centro anche qui regalandoci uno dei film più incisivi dell’anno.

Amore, perdita, rimpianto, amicizia, maternità e misticità: Giorni d’estate è tutto questo.

Tutte queste qualità convivono tranquillamente grazie a una sceneggiatura, sempre scritta dalla Swale, che è scritta in maniera meravigliosa: storia emozionante, belle battute, bei dialoghi, personaggi molto sfaccettati e mai superficiali. Non è il classico dramma ricattatorio da lacrima facile, ma un film che è balsamo per l’anima. Delicatezza e tanta poesia fanno da regine per tutta la durata.

Gemma Arterton e Lucas Bond – foto di Michael Wharley

La protagonista viene additata come una di quelle streghe solitarie che abitano in mezzo al bosco solo perché solitaria e interessata a studi non convenzionali, ma il destino bussa alla sua porta facendola rimettere in gioco senza perdere il suo forte carattere. Si parla anche di omosessualità, una grande e forte storia d’amore non facile che ti cambia per sempre, ma anche di diverse sfaccettature di maternità.

Giorni d’estate non è mai banale e pesante, ma sempre accompagnato da un velo di magia.

Questo è sicuramente il debutto cinematografico più riuscito per un autore/regista teatrale negli ultimi anni, visto che Jessica Swale dimostra di saper anche dirigere la storia con un bel ritmo, una fantastica atmosfera lasciando la sua propria impronta. Questo dramma ha tanta anima, e carattere, anche grazie alla meravigliosa fotografia di Laurie Rose, dop prediletto di Ben Wheatley.

Gemma Arterton e Gugu Mbatha-Raw

Gemma Arterton è immensamente brava nei panni di Alice, bravissima nel non farla risultare mai antipatica perché non le fa abbandonare quel velo di tristezza. Un personaggio molto complesso, per niente facile che è cucito perfettamente su di lei. Anche qui non vediamo l’interprete, ma questa donna solitaria assolutamente affascinante per la sua forte personalità. Sempre struccata, è interessante il lavoro fatto con i costumi su di lei: al passato perfettamente abbinata con colori che le stanno bene, mentre nel presente con tonalità più spente e accessori che cozzano con il vestiario, come se non le importasse come apparire agli altri. Non ne vede l’utilità, non ha voglia.

L’eccellente Arterton ha una chimica così meravigliosa con la perfetta Gugu Mbatha-Raw che le vorresti vedere insieme in ogni secondo, sempre felici e innamorate. Le loro scene insieme sono fiabesche, eteree. Bravissimo il piccolo Lucas Bond, visto quest’anno anche nella seconda stagione di L’alienista su Netflix, ottimo nel dare tutte le sfumature al personaggio di Frank. Deliziosi, se così si può dire, Tom Courtenay e Penelope Wilton che interpreta la protagonista da anziana.

‘Giorni d’estate’ è una delle più belle sorprese dell’anno, un film emozionante che fa stare bene, uno di quelli che vorresti vedere ogni volta che sei giù per le emozioni, la magia e la speranza che emana.

Un grande esempio che il cinema indipendente è più forte e agguerrito di quello mainstream. Imperdibile!

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24 Agosto 2022 0 comment
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My Zoe, toccante ed emozionante racconto di perdita e speranza

by Gian 11 Gennaio 2021

Isabelle è una genetista che vive a Berlino. Sta divorziando da James, un uomo molto brusco, e si contendono la custodia della loro figlia Zoe. Un giorno, però, la bambina non si sveglia ed entra in coma. Quando non ci sarà più niente da fare, la madre scienziata non si rassegnerà di dire addio per sempre a sua figlia e farà di tutto per riaverla con sé.

Presentato al Toronto Internaional Film Festival e allo Zurich Film Festival nel 2019 e uscito lo scorso anno in on demand in quasi tutta Europa – tranne da noi – dopo una premiere al Tribeca Film Festival, My Zoe viene classificato come un dramma con venature da thriller scientifico visto che affronta discorsi, e dilemmi, etici sulla sperimentazione.

Toccante, emozionante e tremendamente realistico, My Zoe è un film che non si dimentica.

Julie Delpy con Sophia Ally e Richard Armitage

Incredibile la costruzione di questa famiglia spezzata con una bimba estremamente amata dai propri genitori, i quali non riescono proprio ad andare d’accordo. Continue frecciatine, colpi bassi – specialmente da lui che non riesce a digerire il fatto che la sua ex moglie abbia un nuovo compagno – e tanti rancori. Si soffre ad assistere a questo teatro, specialmente quando la situazione peggiorerà con il ricovero della piccola Zoe. Tutto quello scritto sopra si amplifica, si moltiplica aggiungendo gli inevitabili sensi di colpa e lo scaricare la colpa. Un colpo fortissimo allo stomaco, ma estremamente reale e mai retorico.

A questa prima parte ne segue un’altra che porta alla discussione, al dibattito. Una madre che non si rassegna a dire addio alla propria figlia e che le prova tutte pur di riavere una Zoe in perfetta salute. Non tutti saranno d’accordo con le scelte della protagonista, ma è proprio questo il bello. Sicuramente non è una visione facile per chi è genitore.

Julie Delpy è Isabelle 

Julie Delpy scrive, dirige ed è la protagonista di questo bellissimo dramma e le riesce tutto fantasticamente bene.

L’artista francese ha iniziato a prendere appunti per questo film più di venti anni fa, dopo aver parlato con Kieslowski sull’essere genitori, amore e destino e si vede che ci crede così tanto in questo progetto per quanto è realizzato con cura ed estrema attenzione. Grande tensione drammatica e interessanti gli sguardi che presenta dal punto di vista della protagonista, come quando sta per perdere la figlia e viene inquadrato un uomo che fuma oppure quando vorrebbe riavere sua figlia e vede donne più grandi di lei in piena gravidanza. La Delpy non si vergogna a mostrare l’invidia, la rabbia della protagonista che non si rassegna fino all’ultimo minuto del film. La scena in cui si immagina di prendere per mano sua figlia è indimenticabile.

Ottima la sceneggiatura che non si preoccupa di piacere, ma che racconta senza filtri uno spaccato di vita vera con una virata fantascientifica. Anche nella seconda parte, quando si va nell’etico, non perde di mordente e di interesse con dialoghi, battute e personaggi efficaci.

My Zoe, inoltre, è un film recitato in maniera meravigliosa.

Gemma Arterton e Daniel Bruhl sono Laura e Thomas Fischer

Julie Delpy è gigantesca nei panni di Isabelle in una performance mai urlata ed estremamente sofferta. Le grida vengono da dentro. E’ affiancata da un altrettanto grandioso Richard Armitage in una performance cinematografica finalmente all’altezza del suo sconfinato talento mostrato più volte sui palcoscenici teatrali e meno sul grande schermo, colpa di ruoli che non facevano la differenza.

I due immensi interpreti sono accompagnati da comprimari di tutto rispetto come Gemma Arterton – perfetto contraltare della protagonista nei panni di una madre con grande morale ed etica – e Daniel Bruhl come dottor Fischer, diviso tra etica e desiderio di essere sempre il primo sul campo. L’attore ispano-tedesco e la Arterton sono impeccabili come coniugi e hanno una bella chimica.

Degna di nota, come se ci fossero dei dubbi, Lindsay Duncan nei panni della madre della Delpy. Incredibile che non siano veramente madre e figlia nella vita reale vista la somiglianza!

Gemma Arterton è Laura Fischer

My Zoe è un film che entra delicatamente sottopelle, che commuove e non si fa dimenticare. Un gioiellino che meriterebbe più attenzione, con la speranza che arrivi presto anche in Italia.
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11 Gennaio 2021 0 comment
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L’ora più bella, un meraviglioso e necessario inno di amore e speranza – La recensione

by Gian 30 Novembre 2020

Un gioiello prezioso che fa bene all’anima e al cuore, un capolavoro da non perdere.

Durante la seconda guerra mondiale, Catrin Cole viene assunta come sceneggiatrice per dare un tocco femminile a un film sulla propaganda, realizzato per alzare il morale della popolazione inglese.

Dopo aver ricevuto standing ovation alla premiere mondiale durante il Toronto International Film Festival del 2016 e aver avuto recensioni entusiastiche, senza dimenticare un fantastico 90/100 su Rotten Tomatoes, “L’ora più bella” (Their Finest) ha impiegato molto tempo ad arrivare in Italia visto che è uscito direttamente in dvd e blu-ray solo lo scorso anno. Non è servito neanche il premio come miglior film vinto nel 2017 all’Umbria Film Festival e neanche le candidature ricevute nella stagione premi.

Un vero peccato perché “L’ora più bella” è un grandissimo film equilibrato in maniera meravigliosa tra guerra, commedia, dramma, romanticismo senza dimenticare di denunciare la condizione lavorativa della donna.

Gemma Arterton e Sam Claflin

Ogni suo ingrediente è dosato alla perfezione, tutto è bilanciato in maniera grandiosa e impeccabile. Si avverte una grande esigenza di raccontare questa storia di tanti anni fa che non è poi così lontana ai nostri giorni. Questo capolavoro emana Amore in ogni inquadratura senza mai cadere nello stucchevole e nel banale. Questo grande sentimento non è solo tra personaggi, ma anche per il cinema. Un’ineccepibile cura dei dettagli, dalla ricostruzione storica alla realizzazione del film che girano i protagonisti.

“L’ora più bella” insegna quanto sia importante l’arte nei momenti più bui dove siamo senza speranza. Un tema necessario, specialmente in questo periodo storico che stiamo vivendo.

Bill Nighy è Ambrose Hilliard

La sceneggiatura è solida, ben scritta e la regista Lone Scherfig, famosa per i più celebri One Day e An Education, orchestra in maniera eccellente ogni tematica: dalla guerra al romance, dalla commedia alla condizione lavorativa dell’attore anziano e della donna. Splendida la fotografia di Sebastian Blenkov e preziosa la colonna sonora di Rachel Portman, come i costumi ideati Charlotte Walter, un’esperta per quanto riguarda i film d’epoca. Il cast è grandioso: Sam Claflin mostra quanto sia un ottimo interprete, così completamente immerso nei panni dello scorbutico Buckley che ti dimentichi dell’attore. Sicuramente la sua performance più incisiva della sua carriera! Bill Nighy, invece, è la componente comica del film e ci regala il suo ruolo più corposo e indimenticabile dai tempi di Love Actually. Il suo Ambrose Hilliard è delizioso, divertente e divertito nel dipingere questo attore sulla via del tramonto con atteggiamenti da divo, ma col cuore grande. Sicuramente una prova da premi!

Gemma Arterton si conferma interprete sopraffina nel difficile ruolo di Catrin. Lei sorregge gran parte del film sulle sue spalle e lo fa come farebbe una grande attrice. Una performance in cui regala un range di emozioni esponenziali, partendo dalla determinazione della donna nel prendersi il suo posto in un ambiente maschilista fino alla grande intensità nell’ultima mezz’ora di racconto. Non è mai esagerata, sempre estremamente misurata e completamente dedicata al personaggio. I comprimari sono di gran lusso come Jack Huston, Helen McCrory, Richard E. Grant, Eddie Marsan, Jeremy Irons e il simpaticissimo Jake Lacy.

Gemma Arterton è Catrin Cole

Sì, “L’ora più bella” è un grandissimo film che va conosciuto e amato. Uno di quelli che si lascia guardare, che ti diverte, emoziona e commuove. Uno di quei capolavori che entrano nel tuo cuore per non andarsene più. Imperdibile.
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30 Novembre 2020 0 comment
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La ragazza che sapeva troppo, capolavoro horror degli ultimi anni

by Gian 23 Novembre 2020

Una scienziata, un’insegnante e un sergente vivono in un futuro distopico e devono sopravvivere a un’invasione di hungries (zombie) insieme alla bambina hungrie Melanie, la quale sembra essere la chiave del futuro. La scienziata vuole sezionarla per farci esperimenti, mentre l’insegnante vuole istruire lei e i suoi simili.

Dopo aver avuto anteprima mondiale come film d’apertura al Festival di Locarno 2016 ed essere stato uno dei più acclamati ed apprezzati film indie dell’anno, esce direttamente su NETFLIX “The Girl With All The Gifts”, tradotto da noi in “La ragazza che sapeva troppo”.

Il film, tratto dall’omonimo romanzo, è il miglior film di zombie dai tempi di “28 giorni dopo”. Finalmente i non morti non vengono messi solo per sbranare persone, ma sono un mezzo per raccontare la società, il futuro.

Si torna, quindi, a raccontare lo zombie come l’ha concepito il grande George A. Romero per la prima volta nel 1968 in “La notte dei morti viventi”. “La ragazza che sapeva troppo” ha una grandissima sceneggiatura, una delle più belle per il genere horror degli ultimi anni: mai banale, sempre originale, accattivante, misteriosa, poetica, intelligente.

Anche se i personaggi non vengono molto approfonditi, colpisce sin da subito il rapporto tra la piccola hungrie Melanie e l’insegnante Justineau, sviluppato in maniera eccellente. Splendido il parallelismo con la mitologia greca, toccante la scena della giovane protagonista che si affaccia al mondo e clamoroso il finale pessimista con un curioso collegamento all’inizio.

Interessante come vengono presentati gradualmente i bambini hungries, partendo dalla cella, portandoli legati in classe e via dicendo. Porta lo spettatore ignaro della storia a domandarsi “perché sono in cella?”, “perché sono legati sulla sedia?”.

Colm McCarthy, regista formatosi alla tv in serie come “Sherlock” e “Peaky Blinders”, dirige in modo eccellente il film riportando sullo schermo tutta la poesia, rabbia, drammaticità, orrore e pessimismo della storia. Ha delle scene da antologia come quella della classe di hungries, della saracinesca, il passaggio del cast tra gli zombie e il suddetto finale.

Che dire del cast? Assolutamente eccellente! Sennia Nanua è una rivelazione, un grande talento su cui scommettere per il futuro. Meritatissimo il premio vinto come miglior attrice al Sitges Film Festival. La giovane regge con estrema disinvoltura tutto il film sulle spalle e ha una grande alchimia con una sempre intensa e intelligentemente misurata Gemma Arterton, la quale finalmente ha trovato il suo spazio cinematografico che la valorizza alla grande. E’ un piacere vederla litigare con la pazzesca Glenn Close, che è sempre una garanzia! Paddy Considine è sempre impeccabile.

Per una volta non troviamo love story, smancerie, final girls dalla maglietta bagnata, ma un’intelligente analisi sulla società e sul futuro con donne intelligenti e uomini di poche parole.Sennia Nanua e Gemma Arterton

Bellissima la fotografia di Simon Dennis e convincente anche la colonna sonora di Cristobal Tapia de Veer. Ottimo lavoro della produttrice Camille Gatin, premiata per questo film ai British Independent Film Awards. Meritatissima ogni nomination e vittoria ai Festival di tutto il mondo, dai BAFTA ai BIFA.

“La ragazza che sapeva troppo” è un capolavoro del genere e del cinema indie. Uno splendido ritorno ai grandi zombie movie intelligenti e non privi di cervello. Assolutamente da non perdere!

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23 Novembre 2020 0 comment
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Quattro Vite, viaggio autoriale nei ricordi della donna

by Gian 15 Settembre 2020

Una giovane donna si trasferisce a Parigi dopo un disastroso passato. Appena riesce a realizzarsi e ad avere una nuova vita, il passato torna a bussarle alla porta.

Dopo essere stato presentato al Toronto International Film Festival nel 2016 e aver avuto un rapido passaggio nelle sale italiane lo scorso Agosto, esce su Amazon Prime Video e in dvd per Movies Inspired “Quattro Vite” (Orpheline in lingua originale), film francese drammatico veramente interessante.

Un viaggio a episodi nella vita della Donna, dall’età adulta all’infanzia.

Gemma Arterton e Adele Exarchopoulos

E’ interessante questo percorso a ritroso per conoscere il passato con i relativi traumi e scheletri nell’armadio. Anche se a leggerlo non sembra niente di nuovo, la visione di “Quattro Vite” merita per come viene realizzato questo racconto. Per carità, la sceneggiatura non mette collante tra un’età e l’altra se non per il personaggio di Tara, interpretato da Gemma Arterton, e lascia sospesi dei quesiti e delle situazioni. Ha un bellissimo colpo di scena, ma pecca un po’ di freddezza e di profondità ed è un dispiacere perché poteva essere un piccolo capolavoro.

Il regista Arnaud des Pallières dirige con sensibilità e attenzione la storia seguendo in modo quasi maniacale l’eccellente cast, punta di diamante del film: talentuosissime le giovani Vera Cuzytek e Solène Rigot (una piccola lolita), intensa Adèle Haenel e credibile Adèle Exarchopoulos, anche se è la più debole del mazzo.

E’ un piacere vedere Gemma Arterton per una volta nei panni di un personaggio negativo, sporco. Estremamente credibile anche in un ruolo totalmente diverso da ogni altro interpretato in passato. Perfetta!

Gemma Arterton è Tara

“Quattro Vite” è un bel film d’autore drammatico che tiene incollato lo spettatore tra un salto cronologico e l’altro. Alla base c’è del buon materiale, se pur imperfetto, e hanno saputo svilupparlo nel miglior modo possibile.

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15 Settembre 2020 0 comment
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Tamara Drewe, ricetta per il cinecomic perfetto

by Gian 9 Gennaio 2020

Tamara Drewe, giornalista londinese, torna nella sua città natale dopo la morte della madre con l’intenzione di vendere la casa che ha ereditato. Ricordata come introversa e bruttina dai suoi compaesani, la ragazza stupisce tutti quando si rivela una donna sexy e sicura di sé arrivando, poi, a far perdere la testa alla maggior parte degli uomini.

Amore, passione, frecciatine, tradimenti, invidia e gelosia fanno da padrone in questa commedia in perfetto stile british! Tratto dalla graphic novel di Posy Simmonds e trasposto per il grande schermo dalla scrittrice teatrale Moira Buffini, “Tamara Drewe” è un capolavoro del genere perfetto in ogni sua parte!

Non di soli cinecomic di supereroi si ciba il cinefilo, ma anche di meravigliosi cinecomic d’autore ispirati alla grande letteratura.

Gemma Arterton è Tamara Drewe

Sì, “Tamara Drewe” è un cinecomic a tutti gli effetti. Una storia divertente, pungente che fa riflettere in più occasioni. Per una volta, infatti, ci viene mostrata la vita difficile di una bella ragazza: l’aspetto esteriore non aiuta sempre. Tamara è una donna che lotta ogni giorno per la propria credibilità visto che la gente non la prende sul serio professionalmente perché troppo bella. E’ la stessa ragazza con il naso enorme dell’adolescenza, ma le malelingue non si rendono conto. Se ci riflettiamo, lei è l’unica che ha inseguito, e raggiunto, i propri sogni con determinazione, che ha eliminato ciò che la faceva stare a disagio. Non passa mai il tempo a sputare odio e a mettere zizzania visto che è sempre proiettata sulla sua strada.

Sotto l’aspetto sicuro di sé nasconde, però, una gran tristezza e solitudine al punto che si trova a rispondere alle avances di uomini che aveva scacciato. Lei non agisce per il piacere dell’atto sessuale, ma per sconfiggere il male peggiore: la solitudine, la paura di tornare a non essere amata come da ragazzina.

Gemma Arterton e Dominic Cooper


In tutto questo teatrino fa riflettere il personaggio di Beth, la moglie tradita, occupata così tanto a lanciare frecciatine sulla protagonista invece di pensare ai propri problemi. Per una volta la cornuta, fatemi passare il termine, non è la vittima inattaccabile della vicenda. Un film assolutamente vero e realistico in ogni storyline, da quella della protagonista fino a quella delle ragazzine disposte a tutto pur di conoscere il proprio idolo.

Stephen Frears, regista di capolavori come Le relazioni pericolose e The Queen, si diverte da matti in “Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese” e dirige con la classe, brio, eleganza che l’hanno contraddistinto in ogni suo film. La sceneggiatura della Buffini è eccellente, migliore dell’ottima graphic novel pubblicata nel 2007! Ogni riferimento al romanzo Via dalla pazza folla di Thomas Hardy non è per nulla casuale al punto che viene citato nello stesso film. Geniale!

Posy Simmonds nelle sue opere disegna sempre delle ottime eroine mai banali e molto profonde. In fondo siamo un po’ tutti Tamara Drewe con le nostre paure, insicurezze che cerchiamo di nascondere con una maschera. Ogni giorno siamo vittime, e non solo, di malelingue e di giudizi superficiali, sempre legati all’aspetto fisico!

Gemma Arterton è Tamara Drewe

La colonna sonora di Alexandre Desplat è di gran classe e si fonde alla perfezione con la campagna inglese. Il cast è veramente ottimo! Nei panni della protagonista troviamo un’eccellente Gemma Arterton in una delle prime interpretazioni in cui ha dimostrato di non essere solo uno splendido faccino, ma anche un’artista con un talento notevole. Troviamo, inoltre, un buon Luke Evans nel suo primo ruolo da protagonista maschile in lotta con un sempre credibile, e impeccabile, Dominic Cooper. Non sono da meno Tamsin Grieg con Roger Allam e Bill Camp.

Delizioso, divertente, sensuale con un’imprevedibile venatura nera, il tutto mai banale. Il risultato è una commedia inglese molto brillante veramente eccellente!
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9 Gennaio 2020 0 comment
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Murder Mystery, commedia investigativa da record – La recensione

by Gian 19 Giugno 2019

Nick, un poliziotto di New York, e sua moglie Alison, parrucchiera, vanno in una tanto desiderata vacanza in Europa. Sull’aereo incontrano un uomo misterioso che li invita a una riunione di famiglia intima sul super yacht di un anziano miliardario. Quando quest’ultimo viene ucciso, loro diventano i primi sospettati.

Uscito lo scorso fine settimana in tutto il Mondo, la commedia investigativa “Murder Mystery” ha già segnato un record visto che in tre giorni ha totalizzato ben 30.869.863 visualizzazioni su NETFLIX. Il più grande weekend d’apertura per un film prodotto da loro.

Dopo l’inguardabile “Game Over, Man!” che giocava sui cult dell’action il regista Kyle Newacheck vira sul giallo e ci regala un film divertente che intrattiene senza mai scadere nel volgare e nella risata facile.

“Murder Mystery” è un giallo divertente con una buona sceneggiatura di base. Per carità, lo spettatore più attento e affine al genere capirà l’assassino praticamente da subito, ma non è l’intento del film creare un mistero fitto. Si vuole intrattenere e basta. I personaggi sono caratterizzati molto bene già in fase di scrittura e si omaggia molto spesso i grandi classici del genere. Anche i personaggi da caratteristi sono gestiti senza enfatizzare troppo.

Adam Sandler, Jennifer Aniston e Luis Gerardo Méndez

Si sa, la commedia è fatta di equilibri e ci vuole poco per ridicolizzare tutto. “Murder Mystery” non lo fa.

Sembra di assistere a un giallo di venti anni fa, un intrattenimento di buona fattura innocente che ti viene voglia di rivedere subito. Le battute spesso sono sottili, non da classica commedia americana. Lo sceneggiatore è infatti James Vanderbilt, lo stesso del meraviglioso “Zodiac” di David Fincher. Impossibile e inutile fare un paragone, ma contestualizzando il genere bisogna ritenersi soddisfatti.

Questa è una commedia meno becera di quello che uno può aspettarsi e la presenza del meglio del cast di ogni nazionalità ne è la prova: Adam Sandler interpreta lo stesso ruolo per cui è conosciuto, lo scemo imbranato, ma in questo caso non dà fastidio grazie a una scrittura che lo fa rimanere tra le righe. Il protagonista, anche produttore della pellicola, ha un’ottima chimica con Jennifer Aniston, sempre brava, divertente e frizzante. Funziona la loro coppia di sposini sempliciotti che si va a scontrare con la ricchezza, lo sfarzo e il glamour dei comprimari.

Ogni interprete è cucito alla perfezione per il proprio ruolo. Luke Evans è perfettamente a fuoco nei panni del misterioso e affascinante Charles Cavendish. Un perfetto englishman che non si capisce da che parte stia. Gemma Arterton, al suo ritorno nel cinema mainstream dopo anni di ottimi film indipendenti e spettacoli teatrali nel londinese, illumina lo schermo nei panni dell’attrice Grace Ballard. Un ruolo costruito sull’estetica, ma che le permette comunque di mostrare il suo talento, specialmente i suoi tempi comici e il british humour. Memorabile la sua scena di sesso che sembra richiamare il grande classico “Un pesce di nome Wanda”. A conti fatti si comprende il perché abbia accettato il ruolo. Altro punte luce del cast è Luis Gerardo Méndez, una delle più grandi star messicane al suo debutto in lingua inglese, assolutamente spassoso nei panni di Juan Carlos Rivera. Giusto menzionare anche il sempre divertente Dany Boon nei panni dell’ispettore de la Croix.

Gemma Arterton è Grace Ballard

 

Ottimo il lavoro sui costumi, sulla colonna sonora a cura di Rupert Gregson-Williams e anche le location. Per una volta non viene mostrata un’Italia stereotipata ma semplicemente splendida.

“Murder Mystery” funziona coi suoi difetti e diverte con semplicità, leggerezza. E’ convincente in ogni suo lato, ma basta prenderlo per quello che è: una mystery comedy e non il thriller dell’anno da stagione di premi. Sicuramente è la commedia più convincente fatta da Sandler dai tempi di “50 volte il primo bacio”.
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19 Giugno 2019 0 comment
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The Escape, meraviglioso saggio sulla depressione

by Gian 2 Luglio 2018

Tara è una casalinga, moglie e madre di due figli. All’apparenza sembra una vita perfetta invece la donna si sente soffocare, è infelice, depressa. Decide di scappare, di andare a Parigi e trovare la sua voce e la felicità.

Uscito in sordina nelle nostre sale nel Giugno 2018 grazie a Fil Rouge Media, “The Escape” è un meraviglioso dramma d’autore indipendente che ha incantato la critica mondiale sin dalla prima proiezione all’ultimo Festival del cinema di Toronto.

Ci troviamo di fronte a uno dei drammi più intensi di quell’anno, molto realistico e costruito in maniera eccellente. Uno dei film più toccanti e riusciti sulla depressione.

E’ un film completamente improvvisato ed è già un motivo per cui vale la pena vederlo. La recitazione degli attori è molto sentita, intensa e lo spettatore si sente parte della vicenda trovandosi completamente inerme in una situazione molto vicina a tutti.

Gemma Arterton è Tara

Raramente si è affrontato in modo così vero, accorato e rispettoso il tema della depressione dove ti trovi solo e nessuno può veramente aiutarti perché spetta solo a te l’azione di ribellione interiore. Ci sentiamo stretti, irrealizzati, insoddisfatti. Sicuramente coraggioso il fatto di aver voluto mostrare una madre che fugge dal marito e dai figli invece dalla più politicamente corretta donna single senza famiglia.

Spesso ci viene mostrata l’infelicità che è causata prevalentemente dalla mancanza di un partner o di figli. Non è sempre e solo così: la depressione può arrivare comunque anche se all’apparenza sembra che abbiamo tutto.

“The Escape” è facilmente divisibile in due parti. La prima, ambientata nella provincia, è volutamente ripetitiva mostrandoci la routine di Tara e fa sperare anche a noi in un cambiamento, una fuga verso la novità. Vengono utilizzati dei campi molto stretti ed è volutamente tutto claustrofobico. Finalmente arriva aria nella seconda parte, quando la protagonista scappa e finalmente vediamo luce, paesaggi, campi larghi.

Gemma Arterton e Dominic Cooper

Vale la pena ripeterlo: eccellente la costruzione di “The Escape”!

Bellissima la regia di Dominic Savage così attenta, delicata, raffinata, sensibile, attenta, commovente, spesso giocata su sguardi e silenzi, completamente a servizio di un cast sublime.

Gemma Arterton, che ha debuttato in questo film anche come produttrice, vive in profondità il personaggio con grande intensità, si carica questo one woman show tutto sulle sue spalle ed è degna di ogni premio sulla faccia della terra confermandosi una delle migliori attrici inglesi in circolazione.

Degna di riconoscimenti anche l’ottima performance da non protagonista di Dominic Cooper. Impeccabili i comprimari come Jalil Lespert, Marthe Keller, Frances Barber.

Gemma Arterton e Jalil Lespert

Sublime la fotografia di Laurie Rose (High-Rise al cinema, Peaky Blinders in tv) e bellissima la colonna sonora a cura di Alexandra Harwood e Anthony John.

“The Escape” è un meraviglioso, straziante, commovente saggio d’autore sulla depressione in cui ogni sua componente si unisce saldamente all’altra senza sfilacciarsi. Un dramma solido, essenziale, imperdibile.

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2 Luglio 2018 0 comment
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Prince of Persia – Le sabbie del tempo, una favola incantevole per tutte le età

by Gian 4 Gennaio 2018

Un giovane principe e una principessa in fuga devono fermare un cattivo che minaccia di distruggere il mondo con uno pugnale che consente alla sabbia magica all’interno di invertire il tempo.

Tratto dalla fortunatissima, e storica, serie di videogiochi creata nel 1989 è uscito nel 2010 dalla Disney “Prince of Persia – Le sabbie del tempo”, un film che nel corso degli anni ha messo insieme una folta schiera di sostenitori ma anche di detrattori. Partiamo dal fatto che chi scrive fa parte della prima fazione.

Divertente con una bella atmosfera, un buon cast e una storia che intrattiene alla grande.

Jake Gyllenhaal e Gemma Arterton sono Dastan e Tamina

Sicuramente non è un film particolarmente raffinato, non si respira così tanta esoticità ma è sicuramente una delle migliori trasposizioni tratte da un videogioco. Non è videoclipparo, frenetico e fracassone e ha una trama ben definita con personaggi caratterizzati in maniera soddisfacente. Ottima la scelta di mettere alla direzione un autore inglese come Mike Newell, celebre per aver diretto Quattro matrimoni e un funerale, Donnie Brasco ma anche Harry Potter e il calice di fuoco.

L’azione va spesso in secondo piano a beneficio della storia, ma non cala mai di ritmo.

Sì, all’inizio impiega troppo tempo per arrivare alla storia principale delle sabbie del tempo, ma dall’altro lato dà possibilità ai personaggi dei fratelli di prendere corpo e vita. La presenza di Newell si vede anche per come dosa sapientemente le varie componenti: mistero, azione, amore, commedia. Il tutto condito da un pizzico di screwball comedy che si trova raramente nei film del genere. I siparietti tra il Principe e la Principessa sono deliziosi: lui così rude, lei scorbutica. Il loro affetto cresce piano piano ed è un piacere vederli insieme.

Toby Kebbell, Richard Coyle, Jake Gyllenhaal

Forse Prince of Persia – Le sabbie del tempo è anche fin troppo serioso per essere un film tratto da un videogame, ma va benissimo così visto che il risultato è magico, adrenalinico e indubbiamente avvincente.

Molto simpatico il cast capitanato da un ottimo Jake Gyllenhaal deliziosamente divertito e mai così virile. Gli fa da controparte un’ottima Gemma Arterton di una bellezza travolgente che va a pari passo con un innato talento, perfettamente a suo agio nella commedia e nei momenti più drammatici. Entrambi ipnotici e affascinanti, i due interpreti formano una coppia splendida con una buona alchimia rendendo questo bel film ancora più riuscito.

Eccellenti i comprimari come Richard Coyle (Tus), Toby Kebbell (Garsiv), simpaticissimo Alfred Molina nei panni dello sceicco Amar e sempre impeccabile Ben Kingsley come Nizam. Fa, però, sorridere nel pensare di vedere Prince of Persia con un cast che di persiano ha ben poco, tutti con pelle abbronzatissima vista la maggioranza di artisti inglesi, non certo noti per la pelle olivastra.

Gemma Arterton è la Principessa Tamina

Buono l’uso degli effetti speciali, i costumi sono da sogno e la colonna sonora di Harry Gregson-Williams è fantastica con ciliegina sulla torta la bellissima I Remain cantata da Alanis Morissette.

Prince of Persia – Le sabbie del tempo è proprio un bel film che diverte, uno di quelli che non vuole fare chiasso, ma raccontare una storia fantastica. Non è sicuramente il più indimenticabile tra quelli prodotti da Jerry Bruckheimer con la Disney, ma è indubbiamente uno dei più maturi ed è il meno giocattolone vuoto scacciapensieri.

 

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4 Gennaio 2018 0 comment
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Recensioni

Byzantium, due grandi attrici per una magnifica storia di vampiri

by Gian 12 Maggio 2017

Due donne misteriose cercano rifugio in un resort fatiscente sulla costa. Clara incontra il solitario Noel il quale provvede a dar loro appoggio nella sua pensione deserta, il Byzantium. La sedicenne Eleanor stringe amicizia con Frank e gli dice il suo segreto letale. Loro sono nate duecento anni fa e sopravvivono attraverso il sangue umano. Più si viene a conoscenza del loro segreto, il passato le cerca con una conseguenza mortale.

Uscito nel 2014 in Italia direttamente in home video, e a oggi uno dei titoli più validi distribuiti da Midnight Factory, Byzantium è un grande cult molto amato dagli appassionati – non solo di horror – di Cinema con la C maiuscola. Tratto dal meraviglioso testo teatrale A Vampire Story di Moira Buffini, che ha anche scritto la sceneggiatura, è il ritorno al racconto di vampiri del regista Neil Jordan dopo diciotto anni dall’indimenticabile, nella buona e nella cattiva sorte, Intervista col vampiro.

Poetico, malinconico, potente ed estremamente suggestivo, Byzantium è uno dei più bei film di vampiri prodotti in epoca contemporanea.

Non stordiscono i continui salti dal presente al passato per conoscere le due donne protagoniste ed è uno di quei film puzzle dove lo spettatore mette insieme i pezzi piano piano, scena dopo scena. Non è un classico film di vampiri – neanche vengono mostrati i denti – ma una storia di maternità, di crescita, di amore, di lotta per la propria vita e del peso di vivere una vita da immortale.

Gemma Arterton è Clara Webb

Quanto può essere pesante vivere in eterno senza poter raccontare chi sei veramente?

La fotografia di Sean Bobbitt – adorato nei film di Steve McQueen come Hunger, Shame e 12 anni schiavo – fa il suo sublime lavoro e ci regala un’opera d’arte perfettamente a servizio di una grande regia ispirata e sensibile di Neil Jordan. Chiamarli fotogrammi è riduttivo visto che sembra di vedere una serie di quadri suggestivi che si susseguono in continuazione con estrema poesia. Interessante vedere come le due protagoniste vivano in modo opposto, ma Clara lo deve fare per proteggere sua figlia, la persona più importante che ha nella sua vita, l’unica che le farà compagnia per sempre. Una giovane donna che porta tutto sulle sue spalle, una femme fatale senza pietà, ma dal passato estremamente sofferente. Dall’altra parte, sua figlia Eleanor è intrappolata nell’età più complicata, l’adolescenza, ma i secoli l’hanno resa più matura. L’unico modo che ha per raccontare la sua storia è scriverlo su fogli che getterà al vento, un fardello troppo pesante da portare. Fortunatamente incontra Frank nella sua vita eterna, un ragazzo malato.

Byzantium è un meraviglioso affresco romantico/barocco, una grande lettera d’amore alla vita.

Saoirse Ronan è Eleanor Webb

Sono diverse le citazioni al cinema e alla letteratura di vampiri, e non solo, e si riflette molto sulla ricerca dell’immortalità. Troviamo personaggi attaccati alla propria vita, che non la vogliono lasciare e che non si arrendono al destino che gli viene riservato. Interessante il discorso della maternità per quanto riguarda i vampiri, un grande controsenso.

Moira Buffini scrive una grandissima sceneggiatura di estrema profondità e grande mistero, che mescola sapientemente passato e presente. Disegna personaggi straordinari che si amano e non si dimenticano. Due donne segnate dall’immortalità, stanche, malinconiche costrette a non creare rapporti sinceri col prossimo. Perché, come dice Clara, la conoscenza è un’arma davvero fatale! Ma queste vite che cercano di sopravvivere nel mondo moderno sono scosse dal loro tremendo passato che segue le loro impronti, donando al film una grande venatura thriller, ma anche horror.

Byzantium presenta scene di immensa bellezza come quella con la cascata di sangue – a dir poco sublime – dove Clara gusta in maniera ingorda la sua rinascita.

Veramente immenso il peso drammaturgico e cinematografico di questa opera. Neil Jordan sa come dirigere e raccontare da fuoriclasse una storia ed è il regista perfetto per questo film visto che, nel corso degli anni, ha dimostrato di essere un autore versatile, credibile e a suo agio nel gangster, nella commedia, nel dramma e nell’horror. Qui mette insieme tutto quello che ha sperimentato nei vari generi ed è eccezionale nel dare corpo a ogni lato e aspetto di questa grandissima storia. Jordan sa tirare fuori il meglio dal cast che dirige e infatti Byzantium è un film recitato in maniera ottima.

La rinascita di Clara Webb

Saoirse Ronan è una certezza, una di quelle attrici che non deludono e che lasciamo sempre il segno, bravissima nel dare maturità, ma anche irrequietezza interiore e innocenza – come ogni adolescente – alla giovane Eleanor. Vive in silenzio, osserva, scrive, suona: così si sfoga! Dall’altra parte c’è una magnifica Gemma Arterton nel difficile ruolo di Clara, una donna coraggiosa, protettiva e letale. Una grande prova attoriale intensa, accorata, disperata, sensuale, rabbiosa dove il suo carisma e il suo grande talento vengono prima della bellezza sconvolgente. Una delle vampire più iconiche della storia, senza dubbi!

Eccellente Caleb Landry Jones come Frank e anche i comprimari come Sam Riley (Darvell), Daniel Mays (Noel) e Jonny Lee Miller (Ruthven). Ciliegina sulla torta è la bellissima colonna sonora di Javier Navarrete.

Byzantium è come uno splendido cielo con le stelle tutte allineate.

Gemma Arterton e Saoirse Ronan

Tutto è perfetto e di alto livello in questo film e fortunatamente – dopo i vari passaggi in tv e sui servizi streaming – se ne parla ogni tanto, anche se non abbastanza visto che qui Jordan ci regala un affresco di Cinema più incisivo e riuscito di Intervista col vampiro.

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12 Maggio 2017 0 comment
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Gemma Arterton Italia

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