Gemma Arterton, i tuoi personaggi spiccano non solo per essere di bello aspetto e seducenti, ma per avere un carattere forte e combattivo. E questo è confermato dal tuo ruolo in The Girl With All The Gifts…
Quello che ha spiccato per me nel film, è il fatto che non ci sia una storia romantica con nessuno dei personaggi. Tipicamente nel cinema, un personaggio come Helen si innamorerebbe di uno dei suoi compagni, ma qui non lo fa. Tutti i personaggi hanno una missione, ed è quella di sopravvivere. Naturalmente, io vedo il mio personaggio come una donna amorevole, sensibile e umana, il fatto che lei debba combattere è solo risultato della sua situazione. Ma, sì certamente, sono sempre attratta da personaggi forti.
Cosa ti è piaciuto di più del tuo ruolo e come ti sei preparata per interpretarlo?
Amo il senso di umanità che ha Helen. Credo che lei capisca che cose in senso ampio, molto di più degli altri personaggi che cercano disperatamente di salvare se stessi. Lei realizza che deve sacrificare sé stessa nella sua vita per continuare. Lei è una donna molto amabile e cortese, in un mondo pieno di orrore e pena. Penso che questo fa di lei incredibilmente coraggiosa e forte. Ero nel mezzo delle riprese di un film completamente differente dove avevo dovuto fare un sacco di preparazione e un accento difficile, così quando ho iniziato questo film ero così emozionata di saltarci solamente dentro. Non c’è stata preparazione da fare, la quale penso abbia giovato le riprese. Tutti noi abbiamo aderito e iniziato subito.
Il cast è un mix di attori con esperienza, come Glenn Close e Paddy Considine, e debuttanti, come la giovane protagonista. Come sono andate le riprese?
Le riprese sono state veramente collaborative. Ho amato il fatto che la nostra attrice protagonista sia stata una debuttante, significando che il resto di noi eravamo di supporto a lei. C’era una grande energia sul set, dove ognuno giocava nel mezzo delle riprese e scherzava con l’altro. Le riprese erano psicologicamente impegnative per tutti, quindi questi momenti di divertimento sono stati così importanti. Veramente, è grazie a Colm McCarthy che le cose sono andate così bene. E’ stato un capitano della nave brillante e ha mantenuto tutti positivi e concentrati.
Leggende dicono che sei stata scelta tra 1500 attrici per il ruolo della Bond girl in Quantum of Solace. Che ricordi hai di questa esperienza?
Sembra un tempo tanto lontano, quasi dieci anni! Ma i miei ricordi sono tutti buoni. Mi ricordo di essermi sentita parte di una famiglia. Barbara Broccoli e Michael G. Wilson hanno creato un set accogliente, che apprezzai tantissimo a quel tempo e io avevo così poca esperienza. Mi sono sentita di essere parte di una cosa così inerentemente British e iconica.
Può sembrare quasi un paradosso, ma nello star system forse non lo è: spesso la grande bellezza può trasformarsi in una trappola. C’è rischio di rimanere intrappolati in molti ruoli stereotipati?
Penso che queste grandi, grandi bellezze là fuori, possano trovare frustrante che la gente non riesca a vedere oltre l’apparenza estetica. Posso immaginare che loro debbano cercare ruoli che invertiscano questo giudizio, e dove loro possono sciogliersi e mostrare che possono interpretare ogni personaggio.
Tu sei parte di un grande gruppo di attori inglesi che hanno iniziato sul palco e che poi si sono mossi nel cinema e a Hollywood, senza troppi problemi.
Una delle cose più belle che rimane ancora nel Regno Unito è la nostra tradizione teatrale. Penso che la maggiorparte degli attori nel Regno Unito si formino prima per il palco e che poi cadano nei film, quasi per caso. Penso che il beneficio di questo significhi che, per un attore, hai più libertà e capacità di interpretare personaggi da ogni periodo e stile di lettura. La formazione è molto importante se vuoi una lunga e variegata carriera attoriale.