Una scienziata, un’insegnante e un sergente vivono in un futuro distopico e devono sopravvivere a un’invasione di hungries (zombie) insieme alla bambina hungrie Melanie, la quale sembra essere la chiave del futuro. La scienziata vuole sezionarla per farci esperimenti, mentre l’insegnante vuole istruire lei e i suoi simili.
Dopo aver avuto anteprima mondiale come film d’apertura al Festival di Locarno 2016 ed essere stato uno dei più acclamati ed apprezzati film indie dell’anno, esce direttamente su NETFLIX “The Girl With All The Gifts”, tradotto da noi in “La ragazza che sapeva troppo”.
Il film, tratto dall’omonimo romanzo, è il miglior film di zombie dai tempi di “28 giorni dopo”. Finalmente i non morti non vengono messi solo per sbranare persone, ma sono un mezzo per raccontare la società, il futuro.
Si torna, quindi, a raccontare lo zombie come l’ha concepito il grande George A. Romero per la prima volta nel 1968 in “La notte dei morti viventi”. “La ragazza che sapeva troppo” ha una grandissima sceneggiatura, una delle più belle per il genere horror degli ultimi anni: mai banale, sempre originale, accattivante, misteriosa, poetica, intelligente.
Anche se i personaggi non vengono molto approfonditi, colpisce sin da subito il rapporto tra la piccola hungrie Melanie e l’insegnante Justineau, sviluppato in maniera eccellente. Splendido il parallelismo con la mitologia greca, toccante la scena della giovane protagonista che si affaccia al mondo e clamoroso il finale pessimista con un curioso collegamento all’inizio.
Interessante come vengono presentati gradualmente i bambini hungries, partendo dalla cella, portandoli legati in classe e via dicendo. Porta lo spettatore ignaro della storia a domandarsi “perché sono in cella?”, “perché sono legati sulla sedia?”.
Colm McCarthy, regista formatosi alla tv in serie come “Sherlock” e “Peaky Blinders”, dirige in modo eccellente il film riportando sullo schermo tutta la poesia, rabbia, drammaticità, orrore e pessimismo della storia. Ha delle scene da antologia come quella della classe di hungries, della saracinesca, il passaggio del cast tra gli zombie e il suddetto finale.
Che dire del cast? Assolutamente eccellente! Sennia Nanua è una rivelazione, un grande talento su cui scommettere per il futuro. Meritatissimo il premio vinto come miglior attrice al Sitges Film Festival. La giovane regge con estrema disinvoltura tutto il film sulle spalle e ha una grande alchimia con una sempre intensa e intelligentemente misurata Gemma Arterton, la quale finalmente ha trovato il suo spazio cinematografico che la valorizza alla grande. E’ un piacere vederla litigare con la pazzesca Glenn Close, che è sempre una garanzia! Paddy Considine è sempre impeccabile.
Per una volta non troviamo love story, smancerie, final girls dalla maglietta bagnata, ma un’intelligente analisi sulla società e sul futuro con donne intelligenti e uomini di poche parole.Sennia Nanua e Gemma Arterton
Bellissima la fotografia di Simon Dennis e convincente anche la colonna sonora di Cristobal Tapia de Veer. Ottimo lavoro della produttrice Camille Gatin, premiata per questo film ai British Independent Film Awards. Meritatissima ogni nomination e vittoria ai Festival di tutto il mondo, dai BAFTA ai BIFA.
“La ragazza che sapeva troppo” è un capolavoro del genere e del cinema indie. Uno splendido ritorno ai grandi zombie movie intelligenti e non privi di cervello. Assolutamente da non perdere!